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dai GIORNALI di

oggi

GUERRA FRA

RUSSIA e GEORGIA

Le divisioni che Portano alle Guerre fra Fratelli

e

2009 dal 5 al 12 Aprile

8a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra

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Più sotto trovate le recensione dai Giornali ed il Ns. Commento.

Dalla scissione della Georgia da Mosca, avvenuta con Referendum nel 1991,

si è arrivati alla ulteriore sub scissione della Ossezia del Sud dalla Georgia con Referendum nel 1992,

alla negazione della Georgia della suddetta scissione della Ossezia del Sud,

all'intervento della Russia a difesa dell'Ossezia del Sud.

Le divisioni e le scissioni portano a guerre.

La difesa delle minoranze e dei diritti vanno fatte nel rispetto della democrazia, della storia,

e soprattutto nel rispetto dell'UOMO nella Via della Pace, Amore, Fraternità.

Siti Internet interessanti da visitare:

Piu' sotto Storia della Georgia dal Sito di WICHIPEDIA

Dal sito dell'UNITA' L'UNITA' http://www.unita.it

Pubblicato il: 08.08.08 Modificato il: 08.08.08 alle ore 16.25

1991-1992 - L'Ossezia del Sud combatte per la propria indipendenza dalla Georgia e si autoproclama repubblica indipendente con un referendum popolare.

La Russia impone la tregua

2004 - Mikhail Saakashvili, neo eletto presidente della Georgia promette di riprendere il controllo sulla regione ribelle.

2006 - I sudosseti proclamano l'indipendenza con un secondo referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale

Aprile 2008 - La Russia intensifica le sue relazioni diplomatiche con l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud, le due repubbliche separatiste all´interno del territorio della Georgia.

Luglio 2008 - La Russia riconosce che i suoi jet sono entrati nello spazio aereo georgiano dell'Ossezia del Sud. Russia e Georgia si accusano reciprocamente di intensificare operazioni di guerra.

7 agosto 2008 - Dopo l'escalation di scontri tra georgiani e osseti, le due parti concordano per un cessate il fuoco.

8 agosto 2008 - Nella notte esplodono violenti scontri. Le truppe georgiane si avvicinano alla capitale osseta Tskhinvali. Le truppe russe entrano in Ossezia e raggiungono la capitale.

CORRIERE della SERA

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http://www.corriere.it

L'annuncio giunge dopo tre giorni di combattimenti

Tblisi ritira le truppe dall'Ossezia del sud

Intanto diecimila soldati russi supplementari sono stati inviati in Georgia in queste ultime ore

TBILISI - Le forze georgiane si sono ritirate dalla repubblica separatista dell'Ossezia del sud. Lo ha detto un portavoce del ministero degli interni a Tbilisi. "Si sono ritirate, completamente", ha detto il portavoce Shota Utiashvili alla Reuters.

L'ANNUNCIO - Un reporter della Reuters ha riferito di aver visto un convoglio militare georgiano che trasportava uomini e mezzi di artiglieria ritirarsi dall'Ossezia. L'annuncio del ritiro giunge dopo tre giorni di combattimenti seguiti al tentativo georgiano di prendere il controllo della repubblica separatista filorussa dell'Ossezia del sud. La mossa di Tbilisi ha provocato però una massiccia risposta militare russa, con attacchi anche sul territorio georgiano, e l'apertura di un nuovo fronte da parte dei separatisti dell'Abkhazia, altra repubblica georgiana filorussa. Sabato la Georgia aveva offerto un cessate il fuoco alla Russia che aveva però chiesto prima un ritiro completo delle truppe georgiane sulla posizioni precedenti all'inizio delle ostilità. Il convoglio militare è stato visto muoversi attraverso il villaggio di Ergneti, in Georgia, pochi chilometri più a sud della capitale dell'Ossezia del sud Tskhinvali. Domenica il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha visitato la zona.

DIECIMILA SOLDATI RUSSI - Intanto diecimila soldati russi supplementari sono stati inviati in Georgia in queste ultime ore. È quanto afferma un comunicato del governo georgiano. Seimila militari, precisa il comunicato, sono entrati nella notte nella repubblica separatista georgiana filorussa dell'Ossezia del sud attraverso il tunnel di Roki, dalla repubblica russa dell'Ossezia del nord. Altri quattromila militari russi, si aggiunge, sono invece arrivati a bordo di navi da guerra in Abkhazia, altra repubblica georgiana indipendentista e filorussa.

BLOCCO NAVALE CONTRO ARMI - La flotta russa ha l'ordine di imporre un blocco navale alla Georgia per impedire l'arrivo di armi. Lo afferma una fonte del comando della marina russa a Interfax.

CAPITALE DISTRUTTA - Così è tornata la calma domenica mattina a Tskhinvali, capitale della regione separatista georgiana dell'Ossezia del sud, dopo una notte segnata, secondo quanto dichiarato da un portavoce del governo ribelle, da intensi tiri d'artiglieria. Le forze georgiane - ha detto la portavoce Irina Gagloieva, citata dalla catena televisiva russa Vesti 24 - "hanno sparato sistematicamente su Tskhinvali tutta la notte, ma al momento in città regna una relativa calma". Secondo la portavoce, nella notte si sono contati 20 morti e 150 feriti, mentre la città sarebbe "quasi interamente distrutta". "La gente si rifugia nel sottosuolo - ha aggiunto parlando di "catastrofe umanitaria"- e mancano generi alimentari di prima necessità, gas ed elettricità".

 

10 agosto 2008

l premier russo nei luoghi del conflitto esamina le questioni dell'aiuto ai profughi

Putin: "Azioni militare legittima"

Bush alza la voce: "La Russia si fermi"

Il presidente georgiano Saakhasvili "E’ al 100% un’aggressione brutale e non provocata"

Vladimir Putin (Epa)

Vladimir Putin (Epa)

MOSCA - George W.Bush interrompe una giornata che a Pechino doveva essere dedicata solo allo sport, e di fronte alle telecamere prova ad alzare la voce sulla crisi in Georgia. La situazione preoccupa "profondamente" il presidente americano, che mette in guardia sui rischi di una "pericolosa escalation" e punta l'indice sulla Russia, esortandola a fermare i bombardamenti.

PUTIN - L’intervento militare della Russia in Ossezia del Suid "dal punto di vista giuridico non è solo è del tutto fondato e legittimo, ma è anche necessario" per il ripristino della pace nella regione. Lo ha dichiarato il premier russo Vladimir Putin, giunto a Vladikavkaz, in Ossezia del Nord, al confine con la repubblica separatista georgiana al centro del confronto militare tra Russia e Georgia. Putin, arrivato da Pechino, ha accusato le autorità georgiane di "azioni criminali" e ha annunciato lo stanziamento di 500 milioni di rubli aggiuntivi per aiutare l’Ossezia del Sud, dove è in corso "una catastrofe umanitaria".

IL VERTICE - Durante una riunione con i responsabili militari e gli addetti dei vari ministeri che coordinano dall’Ossezia settentrionale le operazioni russe, trasmessa dal canale televisivo Vesti, Putin ha lanciato un duro attacco alle autorità georgiane. "Le azioni georgiane in Ossezia del Sud sono un crimine - ha affermato - e innanzitutto un crimine contro il proprio popolo". Putin ha voluto sottolineare che "malgrado le azioni criminali delle attuali autorità georgiane, la Russia ha sempre considerato con grande rispetto il popolo georgiano, l’ha sempre visto come un popolo fratello e sarà così, sono sicuro, anche in futuro". Poi un monito: al di là delle "ragioni giuridiche" per la presenza russa nella regione, ha argomento l’ex presidente, "ci sono ragioni politiche: da secoli la Russia è una forza stabilizzatrice nell’area, promotrice di sviluppo e progresso. Vi assicuro che sarà così anche in futuro".

LA RISPOSTA - "E’ al 100% un’aggressione brutale e non provocata da parte delle forze russe". Lo ha detto il presidente della Georgia Mikheil Saakashvili intervistato dalla Bbc. Il capo dello stato della repubblica indipendendista, ha accusato la Russia di crimini di guerra e chiesto una immediata cessazione delle violenze, spiegando che il 95 per cento delle vittime è composto da civili. Il presidente georgiano poi ha invitato il suo omologo russo Dmitri Medvedev a "cessare immediatamente il fuoco" e a "cominciare senza ritardo i negoziati" sul conflitto nella regione separatista georgiana dell’Ossezia del Sud. "Chiedo alla Russia di mettere immediatamente fine a questa follia", ha dichiarato Saakashvili durante una visita alle vittime degli scontri in un ospedale di Tbilisi. "Mi rivolgo al presidente Medvedev con un appello a cessare immediatamente il fuoco e ad avviare senza ritardo i negoziati".

AIUTO INTERNAZIONALE - La Georgia "deve fronteggiare un'invasione da parte della Russia", e dunque necessita di "aiuto internazionale": è l'appello lanciato dal ministro degli Esteri di Tbilisi, Eka Tkeshelashvili. "Abbiamo bisogno di aiuto urgente, veramente urgente", ha dichiarato il capo della diplomazia di Tbilisi, collegato in tele-conferenza stampa con i giornalisti stranieri. "Dobbiamo fermare l'invasione russa sul territorio georgiano".

RIUNIONE MINISTRI ESTERI UE - Un cessate il fuoco immediato e il ritiro di tutte le unità militari, russe e georgiane, dall'Ossezia del Sud per "ristabilire nella regione la situazione precedente all'inizio del conflitto". Questa la porposta di mediazione avanzata dalla Francia nella veste di presidente di turno dell Ue a Mosca e Tibilisi per poter poi avviare negoziati di pace: una riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue "all’inizio della settimana prossima", per cercare di "regolare il conflitto tra la Russia e la Georgia". Il presidente Nicolas Sarkozy si riserva anche "la possibilità di convocare un’ulteriore riunione straordinaria del Consiglio europeo", precisa il comunicato della presidenza. Il piano di Sarkozy per l’uscita dalla crisi in Ossezia del Sud si articola in tre punti: Cessazione immediata delle ostilità; pieno rispetto della sovranità territoriale della Georgia; ristabilimento della situazione ante conflitto, che implica il ritiro delle forze russe e georgiane sulle loro posizioni. Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, si recherà "il prima possibile nella regione" per proporre "una soluzione alla crisi". Lo ha annunciato sempre la presidenza francese.

 

09 agosto 2008(ultima modifica: 10 agosto 2008)

 

REPUBBLICA

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Ossezia del Sud, la Georgia si ritira

Armata rossa prende Tskhinvali

I russi bloccano l'arrivo di navi con possibili carichi di armi. Ancora truppe russe nell'Ossezia del sud

 

11:05 Georgia: "Nuovi raid aerei su Tbilisi all'alba"

Nuovi raid aerei russi in Georgia dall'alba di questa mattina, secondo quanto ha annunciato il segretario del Consiglio per la sicurezza nazionale, Alexandr Lomaia denuncianto un aumento dell'intensità dell'offensiva di Mosca. Aerei russi hanno bombardato una fabbrica per l'assemblaggio di Su-25 a 12 chilometri da Tbilisi, in direzione est, un altro sito militare vicino a Bolnisi, e la valle del Kodori, al 'confine' con l'Abkhazia, dove sono stati colpiti due edifici del governo e due villaggi.

11:01 Forze armate russe: "georgiani non si sono ritirati"

Il contingente di interposizione russo di stanza in Ossezia del sud smentisce le notizie georgiane sul ritiro dalla regione separatista. Dalle posizioni dei peacekeepers si osserva la presenza di unità georgiane, di artiglieria e mezzi blindati - ha dichiarato alle agenzie di stampa russe Vladimir Ivanov, assistente del capo del contingente russo - la Georgia non ha ritirato le sue forze armate dall'Ossezia del Sud".

10:45 L'armata russa ha preso Tskhinvali

L'armata russa ha preso Tskhinvali, capitale dell'Ossezia del Sud, dopo il ritiro delle truppe georgiane. Lo ha reso noto il ministero dell'Interno georgiano attraverso il suo portavoce, Shota Utiashvili. "Le truppe russe hanno occupato Tskhinvali, ma le nostre Forze Armate rimangono in assetto da combattimento e sono pronte a respingere tutti gli attacchi nemici", ha aggiunto il portavoce ministeriale.

10:42 Georgia: ritiro truppe segnale buona volontà

Le forze georgiane si sono ritirate da praticamente tutta la repubblica separatista pro-russa dell'Ossezia del Sud, ha annunciato oggi all'Afp il segretario del Consiglio di sicurezza georgiano, Alexander Lomaia, confermando quanto già detto dal portavoce del ministero degli interni georgiano Shota Utiashvili.

"Ci siamo ritirati da pressochè tutta l'Ossezia del Sud in segno di buona volontà e della nostra volontà di arrestare il confronto militare", ha detto.

10:30 Pechino: Georgia e Russia si abbracciano sul podio del tiro

Un abbraccio per la pace che vale forse più di tutte le mediazioni politiche a livello internazionale. E' l'abbraccio che la georgiana Nino Salukvadze ha d'istinto voluto dare alla russa Natalia Paderina sul podio del tiro a segno. Lei, la georgiana aveva appena vinto la medaglia di bronzo; l'altra, la russa, era la medaglia d'argento della stessa gara, il tiro alla pistola da 10 metri. E dire che fino a poche ore prima la Salukvadze aveva rischiato di non gareggiare, perchè l'intenzione della delegazione della Georgia era quella di ritirarsi dalle competizioni a causa del conflitto armato con la Russia in Ossezia del sud. Ma da Tbilisi il presidente georgiano aveva insistito perché gli atleti restassero in Cina alle Olimpiadi, anzi che si impegnassero di più per dare gloria al Paese caucasico attraverso la sola arma dello sport. E alla fine così è stato, almeno nella gara che ha visto protagonista la Salukvadze.

10:21 Tbilisi chiede mediazione a Usa su conflitto

La Georgia ha chiesto agli Stati Uniti di assumere funzioni di mediazione nella crisi con la Russia intorno alla repubblica separatista pro-russa dell'Ossezia del Sud. Lo ha detto oggi il segretario del Consiglio di sicurezza georgiano, Alexandre Lomaia. "Abbiamo chiesto al segretario di stato americano, Condoleezza Rice, di fare da mediatrice con i russi, e di trasmettere loro il nostro messaggio", ha dichiarato.

09:40 Navi da guerra russe sulle coste georgiane

Navi da guerra russe sono arrivate sulla costa georgiana del Mar Nero. "L'incrociatore Mosca, la nave da guerra Smetlivy e navi appoggio sono giunte questa mattina a destinazione", scrive l'agenzia di stampa russa Ria.

09:34 Truppe Tbilisi ancora nel sud della Goergia

Le forze georgiane sono ancora nell'Ossezia del sud. Lo scrive l'agenzia russa Interfax. Le postazioni dei peakeeper rilevano la presenza di forze, artiglieria e armi georgiane", ha detto a Interfax da Tskhinvali Vladimir Ivanov, aiuto del comandante del contingente russo sul posto. "La Georgia non si è ritirata dall'Ossezia del sud", ha aggiunto.

In precedenza da Tbilisi era stato annunciato il ritiro delle proprie truppe dalla repubblica separatista filorussa.

09:30 La Russia blocca l'arrivo delle armi in Georgia

La flotta russa ha l'ordine di imporre un blocco navale alla Georgia per impedire l'arrivo di armi. Lo afferma una fonte del comando della marina russa a Interfax.

"La Marina ha ricevuto l'ordine di non consentire rifornimenti di armi e di materiale militare per la Georgia via mare", ha detto la fonte russa all'agenzia. La Russia ieri ha accusato i paesi occidentali e l'Ucraina di armare la Georgia, le cui forze armate hanno cercato di prendere il controllo della repubblica separatista filorussa dell'Ossezia del sud.

09:12 Ossezia del Sud, la Georgia si ritira

Le forze georgiane si sono ritirate dalla repubblica separatista dell'Ossezia del sud. Lo ha detto oggi un portavoce del ministero degli interni a Tbilisi. "Si sono ritirate, completamente", ha detto il portavoce Shota Utiashvili alla Reuters

Medvedev: stiamo conducendo un'operazione per "costringere i georgiani alla pace"

La replica: "Stato di guerra. La Russia attacca la popolazione civile"

Bombardamenti russi sulla Georgia

Putin in tv: "Tbilisi si deve ritirare"

Abbattuti due caccia di Mosca, vittime civili nella città di Gori. Raid anche sull'Abkhazia

Gli Usa alla Russia: "Risposta sproporzionata, cessate il fuoco". Bush "preoccupato"

Bombardamenti russi sulla Georgia Putin in tv: "Tbilisi si deve ritirare"

Soldati georgiani trasportano un ragazzo ferito dopo i bombardamenti russi a Gori

TBILISI (Georgia) - Il Caucaso è di nuovo in fiamme. Il conflitto tra Georgia e Russia nella regione separatista dell'Ossezia del Sud si è allargato oggi all'altra provincia ribelle, l'Abkhazia. E Mosca ha sferrato un attacco sul territorio georgiano: bombardati più volte Gori e il porto di Poti. All'alba i caccia russi hanno puntato verso la capitale Tbilisi e sono finiti nel mirino della contraerea che ne ha abbattuti due. Secondo il ministro degli Esteri georgiano il numero delle vittime è salito a 150, di cui 40 civili. Un'escalation, iniziata con il blitz georgiano di ieri a Tskhinvali, la capitale della repubblica secessionista dell'Ossezia del Sud. Il presidente americano George W. Bush, da Pechino, si è detto profondamente "preoccupato" per la situazione e bollando "sproporzionata la reazione russa" ha chiesto l'immediata cessazione dei bombardamenti russi. Intanto Vladimir Putin è arrivato in Ossezia del Nord. E in tv ha chiesto alla Georgia di "fermare l'aggressione e il genocidio", definendo l'azione militare russa "fondata, legittima e necessaria". Per poi aggiungere: "L'entrata della Georgia nella Nato è solo il tentativo di associare altri Paesi alle lotte sanguinarie di Tbilisi".

Olimpiadi: la squadra resta. Sembrava ormai certo il ritiro della squadra georgiana dai Giochi di Pechino. Ma alla fine il presidente Saakashvili ha chiesto agli atleti di restare in Cina e di farsi onore a nome del Paese. Il leader georgiano ha anche chiesto al Parlamento di introdurre la legge marziale e ha disposto il ritiro dei duemila soldati impegnati in Iraq. "Ho firmato il decreto sullo stato di guerra", ha annunciato Saakashvili, "siamo in uno stato di totale aggressione militare". "Chiedo un immediato cessate il fuoco - ha proseguito - la Russia ha lanciato un'invasione militare su larga scala".

"Sessanta vittime a Gori". La città natale di Josif Stalin, al confine amministrativo con l'Ossezia del Sud, è stata colpita dai bombardamenti russi. Subito dopo l'attacco, la popolazione ha cercato di fuggire in massa, con ogni mezzo di trasporto possibile. Secondo l'agenzia russa Interfax, solo a Gori le vittime civili dei raid aerei sarebbero una ventina, decine i feriti. Fonti ufficiali georgiane riferiscono alla Bbc che sarebbero almeno sessanta i morti. Un'offensiva di Mosca ha distrutto le infrastrutture di Poti, il più grande porto della Georgia sul Mar Nero. La flotta navale russa presente di stanza a Sebastopoli, in Crimea, è stata reindirizzata verso l'Abkhazia. Un altro tentativo di distruggere l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceya non è andato a segno. L'Azerbaigian ha sospeso le sue esportazioni di petrolio attraverso i porti georgiani di Batumi e Kulevi.

Conflitto esteso all'Abkhazia. ''La Federazione Russa ha lanciato un'operazione militare su larga scala contro la popolazione civile nella gola di Kodori", afferma un comunicato del governo di Tibilisi. Secondo Interfax, aerei militari russi (altre fonti dicono l'aviazione abkhaza) avrebbero bombardato la zona, sotto controllo georgiano, al confine amministrativo con l'Abkhazia. Qui sono dislocate forze di Tibilisi. I veterani abkhazi insistono sul concreto rischio di un attacco nemico e chiamano alla mobilitazione generale. L'Abkhazia è l'altra repubblica georgiana ribelle che ha dichiarato unilateralmente l'indipendenza nei primi anni '90, dopo una guerra di secessione contro Tbilisi. Nel pomeriggio, Saakashvili ha comunicato che gli attacchi sono stati respinti.

Guerra di numeri e propaganda. Fonti russe e georgiane sostengono di avere sotto controllo la capitale sudosseta Tskhinvali. Di certo c'è che si combatte ancora. Una cinquantina di giornalisti stranieri ha firmato una lettera per chiedere alla comunità internazionale di aprire un corridoio umanitario e ha denunciato la mancanza di viveri, energia elettrica e acqua potabile. E anche sul numero di vittime si affrontano le macchine della propaganda. L'ambasciatore russo a Tibilisi denuncia "oltre 2mila vittime tra i civili". Cifre contestate dai georgiani, che accusano i russi di essere responsabili dei danni maggiori. Saaakashvili ha definito le affermazioni di Mosca "menzogne grossolane, è una campagna di disinformazione in pieno stile sovietico". "Non c'è quasi nessun civile morto - ha aggiunto - ma Tskhinvali è distrutta come conseguenza dei bombardamenti russi". Durante il suo intervento nella città di Vladikavkaz, nell'Ossezia del Nord, Putin ha implicitamente smentito le fonti dei separatisti, parlando di "decine di morti" e "centinaia di feriti".

"Non siamo in guerra con la Georgia". Per il presidente russo Dimitri Medvedev le forze di Mosca stanno conducendo un'operazione militare per "costringere la parte georgiana alla pace". La Russia, ha affermato il vicecapo di stato maggiore Anatoli Nogovitsin, "non è in stato di guerra con la Georgia". "Tutti i reparti della 58.ma armata arrivati a Tskhinvali sono andati a prestare aiuto a un battaglione russo di peacekeeping, che ha riportato gravi perdite a causa delle sparatorie georgiane". Il vicepremier Sergei Sobyanin ha denunciato anche la "catastrofe umanitaria": 30mila profughi diretti dall'Ossezia del Sud alla Russia.

Diplomazia ferma. Sul fronte diplomatico, è stallo. Convocata una terza riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza a New York, dopo che per due volte in 24 ore, i Paesi membri non hanno raggiunto un accordo sul cessate il fuoco. I Paesi baltici membri dell'Ue - Lettonia, Lituania, Estonia - insieme alla Polonia, hanno invocato una presa di posizione forte di Bruxelles e della Nato, contro la politica ''imperialista'' della Russia. Chi non usa mezzi termini è il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt: "Le argomentazioni di Mosca ricordano quelle di Hitler". Ma l'Unione Europea tiene una posizione più cauta: "Entrambi i Paesi devono ritornare alle loro posizioni precedenti", recita una nota della presidenza di turno francese. Sarkozy ha annunciato che manderà in missione il ministro degli Esteri Kouchner. Nella regione arriverà a breve una delegazione della Ue e dell'Osce e Bruxelles sollecita Mosca ad accettare la proposta di cessate il fuoco georgiana.

Usa: "Dalla Russia risposta sproporzionata". Ma il tentativo di far tacere le armi passa lontano dal Palazzo di Vetro. Bush ha fatto sapere di aver parlato telefonicamente oggi sia con il presidente russo Medvedev che con quello georgiano Saakhasvili, mentre a chiedere un cessate il fuoco è oggi anche una nota del ministero degli Esteri di Pechino. In serata gli Usa hanno rinnovato l'invito alla Russia a interrompere le ostilità e hanno definito la reazione di Mosca "sproporzionata".

(9 agosto 2008)

 

 

 

IL REPORTAGE. La città dove nacque Stalin è in macerie, i caccia di Mosca bombardano

"Bisogna fermare l'escalation o finiremo stritolati dalle truppe russe"

Nelle strade, tra i civili massacrati

Solo i fucili contro i Mig russi

dal nostro inviato PIETRO del RE

Spuntano da dietro le montagne come calabroni impazziti, volando così veloci che la gente fa appena in tempo a vederli. Sfiorano per un paio di volte le cuspidi dei monasteri di Gori, e finalmente aprono il fuoco. Una gragnola di razzi, sparati tutti contro cinque grossi edifici popolari alle porte delle città.

È la feroce rappresaglia russa contro l'offensiva sferrata due giorni fa dall'esercito georgiano in Ossezia del sud. "E' stato un finimondo", ci dice Andro Toratze, sopravvissuto al massacro. "Dalle macerie hanno già estratto una trentina di corpi martoriati. Tra questi, una donna incinta, tre vecchietti che stavano prendendo il fresco, due bambini che giocavano in cortile. Tutti civili".

Una sessantina di chilometri separano la capitale Tbilisi da Gori, borghetto rurale dove nel 1879 venne alla luce Josip Stalin. Sotto un porticato retto da colonne corinzie, Gori è fiera di conservare la casetta dove il dittatore sovietico nacque e lo spartano vagone sul quale viaggiava. Lungo la strada verso la cittadina, c'è un controesodo di macchine in fuga, ma anche di carretti trainati da cavalli, di uomini e donne in bicicletta. "Ci hanno detto che tra poche ore ricominciano a bombardare, perciò chi può lascia la città e scappa verso i villaggi più vicini", spiega Nodari Rukaze. Ogni tanto, la sirena di un'ambulanza squarcia il mesto fragore di questa caotica evacuazione.

Un carro armato georgiano si muove solitario. Procede a una ventina di chilometri l'ora, probabilmente diretto verso una colonna di blindati posizionata chissà dove. Ma nel mezzo del fuggi fuggi generale, sorge il dubbio che anche lui sia in ritirata. Se non fosse per i troppi filari di pioppi, il paesaggio che creano le dolci colline ocra della Georgia centrale ricorderebbe la Maremma.

A qualche chilometro dal centro, un po' ovunque ci sono soldati in appostamento: ammassati sotto a un ponte, dietro a uno sbancamento, nascosti tra gli alberi di un boschetto. Devono essere riservisti, poiché molti di loro sono arrivati sul luogo con la propria auto, che adesso cercano di dissimulare sotto rami di frasca. Prima dell'ultima curva, una nube di fumo acre avvolge tutto. Puzza come bachelite bruciata, ma forse è l'odore della polvere dei proiettili appena esplosi dai caccia russi.

Eccoli i casermoni colpiti dai Mig. Sono ancora assediati da alacri pompieri che cercano di spegnere le fiamme e da stanchi soccorritori che tentano di ricomporre quel che resta di chi fino a poche ore fa viveva tra queste mura. Sulle facciate degli edifici s'aprono vasti crateri dai contorni anneriti. Gli impatti sono stati così devastanti che i caccia devono aver sparato solo all'ultimo istante, da una distanza davvero ravvicinata.

Dall'altra parte della strada, s'è radunata una folla composta e silenziosa. Sono donne per lo più. Osservano, calcolano, piangono i danni e il fardello di dolore che in una frazione di secondo quei razzi hanno portato nelle loro vite.

Dopo aver attraversato una piazza, forse l'unica in tutte le ex repubbliche sovietiche dove ancora svetta una statua bronzea del "piccolo padre", si arriva in centro città. Anche al mercato e allo stadio sono piovute bombe. Ma la strada è sbarrata: poche centinaia di metri più in là, siamo costretti a parcheggiare e proseguire a piedi. Pochi passi e compare una ragazza che trascina una pesante valigia, un contadino che si porta appresso un vitello legato con una corda alle narici e un pulcioso cane randagio. Corrono tutti e tre, a perdifiato. Fuggono anche loro.

Un giovane soldato s'avvicina e concitatamente ci dice che dobbiamo tornare subito a Tbilisi o almeno nasconderci in una cantina, "perché quelli, quando sparano, non guardano in faccia a nessuno". Avrà appena compiuto diciott'anni, e la divisa gli va stretta, così come l'elmetto in testa. Sul petto, una fettuccia di cotone indica che appartiene alla Guardia Nazionale. E' dunque anche lui un riservista, come la maggior parte dei soldati che s'incontrano. E, come loro, è anche lui sudato, distratto, isterico. Terrorizzato. Gli domandiamo quando l'hanno richiamato alle armi. "Ieri pomeriggio", risponde. "Vede, temo che se quest'escalation di violenza non dovesse fermarsi, finiremo tutti stritolati tra le fauci dei russi, perché il nostro esercito contro il loro non è come Davide contro Golia, ma piuttosto come un agnellino di fronte a una tigre affamata". Gli chiediamo allora perché a quella tigre il loro presidente, Mikhail Saakashvili, ha calpestato la coda, andando a bombardare la capitale degli ossetini meridionali? "Non è il nostro presidente che ce l'ha con gli ossetini, ma i russi che fomentano l'odio tra di noi".

Di fronte all'ingresso del principale ospedale cittadino, una quindicina di persone s'accalca attorno al tronco di un platano maestoso, dove sono appese le liste dei feriti già trasportati a Tbilisi. Se ne contano duecentottantré. Nessuno, invece, è in grado di dirci quanti siano i morti dell'ultimo raid. Il bilancio delle vittime non è ancora stato stilato.

Anche l'ingresso dell'ospedale è piantonato dai militari. Una donna che tra le bombe russe ha perduto il figlio comincia a disperarsi. Vuole entrare, vederlo, abbracciarlo per l'ultima volta. Urla, strepita, minaccia. Prima tentano di sbarrarle la strada, poi la lasciano passare. In fondo, questi uomini dei soldati hanno solo l'uniforme. Fino a ieri erano panettieri, avvocati, studenti, pastori. Quasi nessuno riesce a darsi un tono marziale. Neanche alzando la voce o imbracciando la mitraglietta. Hanno lo stomaco troppo prominente. Troppa paura. Si guardano attorno, come animali braccati. Quando marciano, ondeggiano. Da loro emana un profondo senso di inadeguatezza.

Il vice direttore dell'ospedale si chiama Tornike Arsevishvili. E' alto, ha la barba incolta, i capelli arruffati e gli occhi tristi. Il risvolto dei suoi pantaloni è intriso di sangue. Da quando in mattinata sono arrivate le prime ambulanze, lui si occupa di dividere i morti dai feriti. Un compito ingrato, assunto con la dignità che gli compete. Sostiene: "Non è il momento di parlare, ma di raccoglierci in preghiera". Passano pochi istanti, e ci ripensa: vuole mostrarci la morgue, "perché il mondo sappia che i russi hanno ucciso più civili che militari, che oggi si sono voluti vendicare e che hanno colpito solo povera gente". Nell'orrore di quella camera mortuaria zeppa di corpi c'è la conferma di quanto il vice-direttore dica. E' vero, tra quei cadaveri c'è qualche soldato. Ma i morti sono soprattutto donne, vecchi, contadini. Come dice lui sono, erano, solo povera gente.

(10 agosto 2008)

L'UNITA'

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Stato di guerra in Georgia Putin in Ossezia: azioni criminali

Gli atleti georgiani restano a Pechino

Il presidente georgiano Saakashvili - foto Ap - 180*250 - 09-08-08

Il presidente georgiano Saskashvili

Torna la guerra nel Caucaso, e Vladimir Putin torna a mostrare i muscoli. Il premier è volato direttamente da Pechino a Vladikavkaz, capitale dell'Ossezia del Nord, repubblica russa confinante con la regione separatista georgiana dell'Ossezia meridionale, che è la base di partenza dell'intervento militare contro la Georgia e anche il quartier generale delle operazioni di aiuto ai feriti e ai profughi dalle zone di guerra. In diretta televisiva, con il piglio da comandante supremo ben noto nel Caucaso, Putin ha duramente attaccato le autorità georgiane e ha dato disposizioni per le prossime ore. Oscurando il successore Dmitri Medvedev, che pur da due giorni interviene sulla crisi in atto.

Putin ha difeso l'intervento militare in Ossezia del Sud e la presenza russa in tutta la regione del Caucaso. Intervento, ha detto, "non solo del tutto fondato e legittimo dal punto di vista giuridico, ma anche necessario" per il ripristino della pace nella regione. Durante una riunione con i responsabili militari e gli addetti dei vari ministeri che coordinano dall'Ossezia settentrionale le operazioni russe, Putin è stato durissimo con le autorità di Tbilisi, pur non citando mai direttamente il presidente Mikheil Saakashvili. "Le azioni georgiane in Ossezia del Sud sono un crimine - ha affermato il premier - e innanzitutto un crimine contro il proprio popolo".

L´ex leader del Cremlino, apparso più presidente del nuovo capo di Stato russo, ha esortato le autorità georgiane "ad interrompere immediatamente l'aggressione contro l'Ossezia del Sud, a interrompere le violazioni di tutti gli accordi vigenti e a considerare con rispetto i legittimi diritti e gli interessi degli altri popoli". Intanto la presidenza, da Mosca, faceva sapere di non avere ricevuto la proposta di tregua di Mikheil Saakashvili (che invece l´aveva chiesta direttamente a Medvedev) e che comunque per avviare negoziati serve prima il ritiro delle truppe georgiane dall'Ossezia meridionale.

Putin, invece, Saakashvili non l'ha mai nominato. Ma ha sottolineato che "malgrado le azioni criminali delle attuali autorità georgiane, la Russia ha sempre considerato con grande rispetto il popolo georgiano, l'ha sempre visto come un popolo fratello e sarà così, sono sicuro, anche in futuro". Poi un monito: al di là delle "ragioni giuridiche" per la presenza russa nella regione, "ci sono ragioni politiche: da secoli la Russia è una forza stabilizzatrice nell'area, promotrice di sviluppo e progresso. Vi assicuro che sarà così anche in futuro".

Sul "piano governativo", il premier ha annunciato un programma di aiuti "per la ricostruzione dell'Ossezia meridionale", dove è in corso "una catastrofe umanitaria". Gli aiuti economici previsti "per la prima fase" sono di 10 miliardi di rubli (circa 275 milioni di euro), più eventuali altri 500 milioni. Dal canto suo, la Georgia "si trova in Stato di guerra", ha dichiarato il presidente georgiano Mikhail Saakashvili, convocando una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza, "per discutere dell'aggressione russa alla Georgia". E ha chiesto al Parlamento di introdurre la legge marziale nella repubblica caucasica. La decisione è stata annunciata nel corso di una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale mentre si intensificano i combattimenti con le forze russe che difendono la repubblica separatista dell'Ossezia del sud. "Ho firmato il decreto sullo stato di guerra e ho chiesto al Parlamento di approvare la legge marziale", ha annunciato Saakashvili in un discorso trasmesso in diretta tv, "la Georgia è in uno stato di totale aggressione militare". Saakashvili ha poi definito "menzogne plateali" le notizie secondo cui negli scontri nell'Ossezia del Sud ci sarebbero state 1.500 vittime, come denunciato da fonti di Mosca e di Tskhinvali. "Praticamente non ci sono stati civili uccisi". Infine il presidente ha chiesto una tregua immediata e l'avvio della smilitarizzazione in Ossezia del Sud. "Proponiamo di cessare immediatamente il fuoco e di avviare il ritiro delle truppe dalla linea di conflitto", ha dichiarato il capo di stato durante una conferenza stampa a Tbilisi. In serata, Saakashvili ha chiesto agli atleti a Pechino per le Olimpiadi di "restare e lottare per l'onore del Paese", dopo che si era diffusa la notizia del loro ritiro.

Secondo il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov invece gli scontri di venerdì avrebbero provocato 1.500 morti negli scontri di venerdì a Tskhinvali. Anche coloro che "hanno venduto le armi alla Georgia" devono essere ritenuti parzialmente responsabili degli avvenimenti in Ossezia del sud, in una chiara allusione agli Stati Uniti.

 

Le azioni militari

Mappa Ossezia e Georgia - foto internet

Mappa del Caucaso

All'alba di sabato 9 agosto i caccia di Mosca hanno bombardato la capitale georgiana Tbilisi. Il Parlamento e altri edifici governativi sono stati evacuati. I bombardamenti russi hanno distrutto le infrastrutture di Poti, il più grande porto della Georgia sul Mar Nero. Secondo testimoni citati dall'agenzia Interfax, dei camion senza targhe e con a bordo un presunto carico di armi della Nato sarebbero partiti da Batumi, nei pressi del confine con la Turchia, in direzione dell'Ossezia del sud. Sempre secondo i testimoni, la Turchia, paese membro della Nato, avrebbe inviato unità navali sul Mar Nero in prossimità della zona di crisi. La Russia ha confermato l'abbattimento di due suoi aerei militari da combattimento in Ossezia del Sud e precisa che sono 12 i soldati russi uccisi e 150 i feriti nel corso degli scontri con le forze georgiane. A ufficializzare i dati sulle perdite russe è lo Stato maggiore delle Forze armate russe, che precisa: "non siamo in guerra con la Georgia". Gli aerei precipitati sono un Su-25 e un Tu-22, riferisce l'agenzia stampa Ria Novosti. Ma secondo Tbilisi, sarebbero 10 gli aerei russi abbattuti.

Aerei militari russi avrebbero bombardato la gola di Kodori, al confine amministrativo con l´Abkhazia, dove si trovano le forze georgiane e dove i veterani abkhazi insistono sul concreto rischio di un attacco da parte georgiana e chiamano alla mobilitazione generale. L'Abkhazia è l'altra repubblica georgiana ribelle che ha dichiarato unilateralmente l'indipendenza nei primi anni '90, dopo una guerra di secessione contro TbilisiShamba. Oltre 30.000 persone sono fuggite dall'Ossezia del Sud, dove si intensificano le operazioni militari georgiane e dove stanno arrivando in gran forza unità dell'esercito russo. "Dal 2-3 agosto 20.000 persone si sono rivolte ai servizi immigrazione russi dall'Ossezia del Sud e durante le ultime 36 ore oltre 30.000 persone hanno varcato il confine con la Russia", ha riferito il capo dell'apparato governativo russo Serghei Sobianin al presidente Dmitri Medvedev. La maggioranza degli abitanti dell'Ossezia meridionale hanno ottenuto passaporto russo dopo il conflitto di inizio anni novanta. Il ministero delle situazioni di Emergenza, l'equivalente della Protezione Civile, sta allestendo nelle immediate vicinanze del confine con l'Ossezia meridionale campi profughi e punti di prima accoglienza, verso i quali continuano ad affluire gli sfollati.

Quanto alla capitale Tskhinvali non è chiaro chi ne abbia il controllo. Venerdì era stata occupata dalle truppe russe ma Saakashvili in serata ha detto che le sue forze la controllano totalmente. Poco dopo, la portavoce del governo ribelle, Irina Gogloieva, ha tuttavia sostenuto l'esatto contrario. Dopo una giornata di scontri, i dirigenti sudosseti parlano di una devastazione quasi totale della città. Immagini televisive hanno mostrato carri armati georgiani in fiamme, molti palazzi in rovina, una postazione delle forze di pace della Comunità di stati indipendenti (Csi, l'organismo nato sulle ceneri dell'Urss) distrutta dal fuoco degli assalitori. Sono stati i reparti della 58esima armata russa di stanza nel Caucaso del nord ad entrare in Ossezia del sud - formalmente territorio georgiano - iniziando ad occupare la capitale. Hanno aperto il fuoco sulle postazioni nemiche, in quello che è il primo scontro diretto fra i due eserciti. Saakashvili ha rivolto un appello televisivo per la mobilitazione totale, e ha annunciato che intende richiamare in patria metà del contingente di circa 2.000 uomini inviato in Iraq. Per questo ha chiesto anzi l'aiuto degli americani. Chiede inoltre alla comunità internazionale di prendere posizione sulla violazione del suo territorio da parte delle forze armate russe. Ma la vicenda è diplomaticamente complessa: circa il 90% dei cittadini sudosseti ha cittadinanza russa.

Al momento è difficile valutare le conseguenze della crisi. Mosca aveva più volte avvertito Saakashvili che un ricorso alla forza avrebbe spinto la Russia ad azioni militari, e non è affatto chiara la logica sia bellica che politica del gesto georgiano. Gli Stati Uniti comunque non hanno voltato le spalle a un alleato rivelatosi negli ultimi mesi sempre più scomodo (nel novembre scorso Saakashvili aveva reagito a manifestazioni di protesta con brutali repressioni e l'introduzione dello stato di emergenza, e nelle elezioni presidenziali di gennaio il sospetto di brogli è stato alto). Il segretario di stato Condoleezza Rice ha detto che Mosca deve fermare gli attacchi e richiamare le proprie forze.

Una delegazione congiunta di rappresentanti dell'Unione Europea, degli Stati Uniti e della Nato, è partita per la Georgia per cercare una mediazione sul cessate il fuoco. Lo ha annunciato il segretario alla difesa britannico Des Browne. "Sabato sera una delegazione di rappresentanti di Usa, Ue, Osce e Nato si reca i Georgia nel tentativo di mediare per il raggiungimento del cessate il fuoco".

Pubblicato il: 09.08.08

Modificato il: 09.08.08 alle ore 21.38

 

Onu e Ue, negoziati per la tregua. Un appello dal Papa

georgia guerra Ossezia del Sud foto ap

È un coro di richieste affinché ci sia un una tregua in Ossezia. L'Alto rappresentante della politica estera della Ue Javier Solana prosegue sta lavorando per cercare di mettere uno stop immediato alla guerra scoppiata tra Georgia e Russia a causa della controversia sulla regione separatista georgiana dell'Ossezia del sud. Solana ha avuto colloqui telefonici con il presidente dell'Ucraina Viktor Iushenko e con il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon.

"Solana continua a seguire la situazione molto attentamente", ha indicato un suo portavoce,riferendo che nei prossimi giorni sono previsti contatti anche con il presidente russo Dmitri Medvedev. Venerdì Solana aveva parlato con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il ministro degli esteri georgiano

Iekaterina Tkieshelashvili ai quali ha chiesto "di mettere in atto tutti gli sforzi possibili per arrivare a fare tacere le armi". Lo stop immediato dei combattimenti è l'obiettivo prioritario della Ue che, in collegamento con la comunità internazionale, in particolare con l'Osce, sta lavorando per aiutare a trovare una soluzione negoziata alla crisi. A questo scopo, un rappresentante della Ue - l' esperto per il Caucaso del sud, lo svedese Peter Semneby - si recherà in Georgia insieme a rappresentanti degli Usa e dell'Osce.

A cercare la strada del negoziato è anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per un'intesa che preveda la richiesta di un cessate-il-fuoco. "Alcuni Paesi membri hanno chiesto più tempo", ha spiegato l'ambasciatore belga, Jan Grauls, che presiede il Consiglio. "i negoziati riprenderanno nei prossimi giorni".

Dagli Stati Uniti intanto arriva l'appoggio alla Georgia "una nazione sovrana e la sua integrità territoriale deve essere rispettata", ha affermato Bush nella breve dichiarazione a Pechino, che ha aggiunto "Abbiamo sollecitato urgentemente una sospensione immediata delle violenze". Il presidente Usa si è detto "molto inquieto" per la situazione. "Chiediamo una sospensione dei bombardamenti russi e un ritorno delle parti interessate allo status quo del 6 agosto", ha aggiunto, "Gli Stati Uniti operano con (i loro) partner europei per lanciare una mediazione internazionale e con le parti interessate per una ripresa del dialogo. La Russia deve sostenere questi sforzi perché la pace sia ristabilita il più rapidamente possible".

E la risposta del premier russo Vladimir Putin, a Pechino per l'inaugurazione dei Giochi olimpici, non tarda ad arrivare: aveva promesso ritorsioni pesanti per l'attacco, seguito a ruota dal presidente Dmitri Medvedev, che dopo una riunione del consiglio nazionale di sicurezza ha deciso per l'intervento. Al momento è difficile valutare le conseguenze della crisi. Mosca aveva più volte avvertito Saakashvili che un ricorso alla forza avrebbe spinto la Russia ad azioni militari, e non è affatto chiara la logica sia bellica che politica del gesto georgiano. Gli Stati Uniti comunque non hanno voltato le spalle a un alleato rivelatosi negli ultimi mesi sempre più scomodo (nel novembre scorso Saakashvili aveva reagito a manifestazioni di protesta con brutali repressioni e l'introduzione dello stato di emergenza, e nelle elezioni presidenziali di gennaio il sospetto di brogli è stato alto). Il segretario di stato Condoleezza Rice ha detto che Mosca deve fermare gli attacchi e richiamare le proprie forze.

Come prima ritorsione Mosca ha annunciato una nuova sospensione dei collegamenti aerei con Tbilisi, ripresi solo da pochi mesi. Ora la Russia è a un bivio: andare avanti con l'operazione militare in tutto il territorio sudosseto, col rischio di provocare la dichiarazione di guerra promessa dal leader georgiano in caso di intervento russo, o fermarsi per cercare di rilanciare il negoziato.

Anche papa Benedetto XVI interverrà per chiedere a Russia e Georgia la fine delle ostilità e l'apertura di un negoziato sul futuro dell'Ossezia del Sud, regione filo-russa che chiede l'indipendenza da Tbilisi. Gravemente preoccupato per le notizie di guerra che giungono dalla turbolenta regione del Caucaso, Ratzinger - a quanto si apprende - sta limando un appello che pronuncerà al termine della preghiera dell'Angelus domenicale, davanti alla cattedrale di Bressanone, la cittadina dove sta terminando il suo riposo montano. Della grande angoscia di Benedetto XVI e di tutta la Santa Sede per la nuova escalation di sangue e guerra ha parlato anche padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, in una dichiarazione alla Radio Vaticana. "Purtroppo il Caucaso - ha osservato - è una di quelle regioni del mondo in cui ci sono tante tensioni che, magari rivengono alla luce dopo un certo numero di anni di relativa calma. Questo è un momento molto preoccupante. Speriamo proprio che la ragionevolezza, la volontà di pace e di trattativa possano prevalere rispetto all'uso delle armi, che non sono mai la via migliore per costruire la pace".

Il ministro degli esteri della Svezia, Carl Bildt, ha evocato Adolf Hitler per denunciare l'attacco della Russia alla Georgia definito "un'aggressione incompatibile con il diritto internazionale". "Noi abbiamo delle ragioni per ricordare come Hitler, un po' più di 50 anni fa, abbia usato una tale dottrina per fiaccare e attaccare delle aree considerevoli dell'Europa centrale", ha dichiarato Bildt in un comunicato stampa. Bildt respinge le giustificazioni adottate da Mosca per lanciare l'attacco militare in Ossezia del sud, la repubblica separatista della Georgia, in quanto - afferma - non è mai giustificato l'attacco ad un altro Stato sotto pretesto di volere proteggere cittadini quali che siano.

Per il ministro degli esteri svedese, che chiede l'immediato cessate il fuoco, "le conseguenze di questo attacco si faranno sentire lungamente" nei rapporti tra la Ue e la Russia.

E anche la Cina ha chiesto un immediato cessate il fuoco. Il ministero degli Esteri di Pechino ha esortato le parti "alla moderazione e un cessate il fuoco immediato". "Speriamo che le parti coinvolte risolvano la disputa attraverso il dialogo e garantiscano pace e stabilità", ha affermato il portavoce del ministero, Liu Jianchao, citato sull'agenzia ufficiale Xinhua, aggiungendo che il governo cinese "è seriamente preoccupato" per l'escalation nella regione. Il presidente cinese Hu Jintao ha incontrato intanto sabato mattina il primo ministro russo Vladimir Putin, a Pechino per le Olimpiadi.

La Cina è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e come tale gode del diritto di veto. La scorsa notte il Consiglio non è riuscito per la seconda volta a mettersi d'accordo per un cessate il fuoco per la guerra che ha coinvolto Georgia e Russia attorno alla repubblica separatista dell'Ossezia del sud.

Pubblicato il: 09.08.08

Modificato il: 09.08.08 alle ore 18.03

 

La scheda: le fasi della guerra in Ossezia

Queste le principale tappe del conflitto tra Georgia e Ossezia del Sud:

1991-1992 - L'Ossezia del Sud combatte per la propria indipendenza dalla Georgia e si autoproclama repubblica indipendente con un referendum popolare. La Russia impone la tregua.

2004 - Mikhail Saakashvili, neo eletto presidente della Georgia promette di riprendere il controllo sulla regione ribelle.

2006 - I sudosseti proclamano l'indipendenza con un secondo referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale

Aprile 2008 - La Russia intensifica le sue relazioni diplomatiche con l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud, le due repubbliche separatiste all´interno del territorio della Georgia.

Luglio 2008 - La Russia riconosce che i suoi jet sono entrati nello spazio aereo georgiano dell'Ossezia del Sud. Russia e Georgia si accusano reciprocamente di intensificare operazioni di guerra.

7 agosto 2008 - Dopo l'escalation di scontri tra georgiani e osseti, le due parti concordano per un cessate il fuoco.

8 agosto 2008 - Nella notte esplodono violenti scontri. Le truppe georgiane si avvicinano alla capitale osseta Tskhinvali. Le truppe russe entrano in Ossezia e raggiungono la capitale.

Pubblicato il: 08.08.08

Modificato il: 08.08.08 alle ore 16.25

 

 

 

 

 

 

 

Dal sito di WICHIPEDIA

http://it.wikipedia.org/wiki/Georgia

Il territorio dell'odierna Georgia è stato abitato con continuità fin dalla prima Età della Pietra. Durante il I millennio a.C. il territorio dell'attuale Georgia era occupato ad occidente, sul Mar Nero, dalla Colchide, la mitica terra del vello d'oro, e ad oriente dall'Iberia. La prima menzione scritta delle tribù proto-georgiane risale al XII secolo a.C., mentre il primo regno unificato risale al IV secolo a.C.

Il cristianesimo fu dichiarato religione di stato nel 337 d.C. e la chiesa georgiana si proclamò autocefala, rendendosi autonoma dal patriarcato di Antiochia, già nel V secolo. L'età aurea dal punto di vista culturale, artistico, religioso e politico fu quella sotto la dinastia Bagration dal XI secolo al XIII secolo, che fu interrotta dall'invasione dei Mongoli del 1223. Nei secoli successivi la Georgia, disintegratasi in vari staterelli, fu ripetutamente sottoposta alle invasioni rivali della Persia e della Turchia ottomana.

Nel 1783 il trattato di Georgievsk fu il primo tra uno stato georgiano e l'impero russo; il 12 settembre 1801 quest'ultimo annesse la Georgia orientale e nel 1810 gli ultimi territori georgiani indipendenti, con la conseguente abolizione del patriarcato e dell'autocefalia della chiesa nel 1811. Nel 1878 tutti gli attuali territori georgiani facevano parte dell'Impero russo. In seguito alla prima guerra mondiale e alla rivoluzione russa, il 22 aprile 1918 l'élite nazionalista attiva dal 1890 e i menscevichi dichiararono l'indipendenza da Mosca formando con Armenia e Azerbaigian la Repubblica democratica federale di Transcaucasia, con capitale Tbilisi, e il 26 maggio 1918 restaurarono lo stato georgiano con il nome di Repubblica democratica della Georgia; le elezioni furono vinte dai menscevichi guidati da Noe Zhordania. Il 25 febbraio 1921 la repubblica fu occupata dalle truppe sovietiche e cessò di esistere, venendo incorporata nell'Unione Sovietica nel 1922, nonostante una resistenza durata fino all'agosto 1924. Inizialmente parte della Repubblica socialista sovietica federativa transcaucasica, sempre con capitale Tbilisi, dal 1936 divenne autonoma come Repubblica socialista sovietica georgiana.

In seguito alla perestrojka, il 28 ottobre 1990 le prime elezioni libere del Soviet nazionale sono vinte dallo schieramento nazionalista. Rinata come stato indipendente dal dissolvimento dall'Unione Sovietica il 9 aprile 1991, in seguito al referendum del 31 marzo, che vide il 98,9% dei georgiani favorevole all'indipendenza, la Georgia ha adottato il nome di Repubblica di Georgia.

Con l'indipendenza georgiana venne a crearsi di conflitti separatisti nelle regioni dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud, autoproclamatesi indipendenti.

Nel 2004 la Rivoluzione delle Rose ha portato al potere il presidente Mikheil Saakašvili, provocando al contempo un ulteriore allontanamento politico da Mosca. Nello stesso anno la Georgia ha cambiato il proprio nome ufficiale

AVVENIRE

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http://www,avvenire.it

Escalation. Ancora scontri e raid dell’aviazione. Colpita la capitale georgiana Incerto il numero dei morti. Ribolle anche l’Abkhazia. La preoccupazione del Papa

Ossezia, il fronte si allarga

vera guerra. Georgia sotto le bombe:Mosca ci ha invaso

 

● S’intensificano gli attacchi aerei contro le citte gli obiettivi strategici. Distrutto il principale porto sul Mar Nero. Tbilisi impone la legge marziale

● Il leader del Cremlino gela gli Stati Uniti: dialogo solo quando i nemici si saranno ritirati. Saakashvili: ­Invasione brutale. E chiede l’intervento della comunitinternazionale

● Blitz del premier Putin a Vladikavkatz.­Fondato, legittimo e persino necessario l’intervento armato. Ma gli Usa replicano: risposta sproporzionata

● Fuga dai villaggi dell’Ossezia dove le vittimesarebbero 2milaAlmeno 30mila persone hanno gilasciato le loro case. Lavrov contro Kiev: ha soffiato sulla crisi

FUOCHI DEL CAUCASO

DOPO TROPPI ERRORI ORA L’OCCIDENTE NON SIA SPETTATORE

ANDREA LAVAZZA

Nelle cancellerie sguarnite d’agosto il dossier Ossezia non era in cima alle preoccupazioni. Si temeva, forse, che qualche missile partisse alla volta delle installazioni nucleari iraniane, ma lo scoppio di un conflitto tra Georgia e Russia, benchnon ancora apertamente dichiarato, risultava un’ipotesi assai remota. Eppure, nel mese delle vacanze, la diplomazia internazionale si fa spesso sorprendere da eventi eclatanti: sia l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq (1990) oppure il tentato golpe proprio a Mosca (1991) o la prima grande offensiva del terrore di matrice islamica (1998).

La guerra per la piccola enclave – una volta e mezzo il territorio del Lussemburgo, 70mila abitanti – rischia di reincendiare il Caucaso dei tanti focolai mai spenti e delle mille violazioni dei diritti umani – a partire dalla Cecenia – troppo spesso dimenticate. La confusione delle notizie dal fronte, da cui arrivano molti proclami propagandistici e pochi dati certi, per ora impedisce di assegnare precise responsabilit nell’escalation militare. La prova di forza scelta da Tbilisi non poteva rimanere senza risposta da parte di Mosca, che usa la leva etnica per mantenere la sua sfera d’influenza sui Paesi ex sovietici non ancora entrati nell’orbita della Nato.

Il presidente Saakashvili fa appello all’Occidente perchintervenga a difesadella libertgeorgiana, a suo dire minacciata come accadde per la Polonia invasa dalla Germania nel 1939 o per l’Afghanistan aggredito dall’Urss nel 1979. Tuttavia, dagli Stati Uniti o dalla Ue non arriveranno altro che richiami alla ragionevolezza e auspici di un cessate il fuoco bilaterale. Inviti di autorevolezza morale ben inferiore a quello che il Papa potrebbe rivolgere alle parti in causa e di efficacia comunque tutta da verificare. Fare sche Georgia e Russia siedano al tavolo per un negoziato dagli esiti incerti e riuscire a inviare aiuti umanitari sarebbe giun buon risultato,­stato detto, vista la scarsa attenzione rivolta negli ultimi anni allo scenario caucasico. In realt, alla Georgia l’Amministrazione americana ha pensato a lungo, cercando di convincere gli alleati a spalancarle le porte della Nato, circostanza che avrebbe costretto se non a prenderne le difese in armi almeno a qualche coinvolgimento diretto nella crisi.stata la netta opposizione di Germania e Francia, insieme con altre nazioni europee, a stoppare George Bush nel vertice di aprile a Bucarest. Troppo irritante per Putin e Medvedev portare ancora pia Est i confini del dispositivo che fece crollare il Patto di Varsavia. E, detto pibrutalmente, non­il caso di dare uno schiaffo a chi potrebbe chiudere il rubinetto dell’energia. Washington soffre meno questo pericolo e muove le sue pedine sullo scacchiere del Vecchio Continente costringendo l’Unione sulla difensiva. Gli Usa hanno spinto a favore del riconoscimento dell’indipendenza kosovara, che ha dato il pretesto al Cremlino per riattizzare l’autonomismo dei russofoni sparsi fuori delle sue frontiere; gli Usa sono stati al fianco di Saakashvili con appoggi e forniture militari, ricambiati dall’impegno georgiano a Baghdad con duemila soldati. Bruxelles­ rimasta a guardare o siaccodata, puntando i piedi solo prima dell’ultimo passo. Ora che il conflitto si estende, il rischio­che si rimanga spettatori forzatamente impotenti di fronte al ritorno 'imperiale' di Mosca, decisa progressivamente a riconquistare il ruolo di superpotenza.

A pochi mesi dal cambio della guardia alla Casa Bianca, c’allora da auspicare che i due aspiranti leader sappiano meglio leggere lo scenario euroasiatico e trovino una proficua forma di multilateralismo con un’Europa finalmente capace di iniziativa autonoma e risoluta. I fuochi del Caucaso oggi significano lutti e profughi sul campo di battaglia. Domani, a tregua ritrovata, potrebbero ripresentarsi sotto forma di repressione, di terrorismo, di oleodotti e gasdotti interrotti. In ogni caso, un fronte da non sottovalutare pi.

 

 

 

Il SOLE 24ORE http://www.ilsole24ore.com/

Ossezia del Sud, è guerra: bombe su Tbilisi

8 agosto 2008

Carro armato georgiano / foto Reuters

ANALISI

Lo sbaglio di Saakashvili

di Piero Sinatti

FOTO / Le cruente immagini degli scontri

CARTINA

Georgia e Ossezia

PHOTOGALLERY

Le immagini degli scontri

SCHEDA

Ossezia del Sud: una provincia in lotta per l'indipendenza

Crollo della Borsa di Mosca (-6,5%), ai minimi dal 2006

La dichiarazione Onu sulla tregua olimpica

Combattimenti "accaniti" fra forze georgiane e russe nella regione di Tskhinvali, la capitale della regione secessionista georgiana dell'Ossezia del Sud. I profughi che hanno lasciato l'Ossezia sono già oltre 30.000. In aumento il numero delle vittime. Secondo la portavoce del governo della regione separatista georgiana, Irina Gagloyeva, sarebbero 1.600 le vittime degli scontri e dei combattimenti. All'agenzia di stampa Interfax, la Gagloyeva ha riferito che Tskhinvali è stata "massicciamente bombardata" con colpi d'artiglieria. I feriti sarebbero una novantina. Le notizie della portavoce del governo sud osseto si accavallano con quelle date dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che ha parlato di 1.500 morti in una conferenza telefonica con alcuni giornalisti.

Intanto, secondo fonti del governo dell'Ossezia del Sud, le forze georgiane hanno lanciato una serie di attacchi a colpi d'artigliera contro Tskhinvali, di cui sostengono avere il controllo. Immediata la risposta delle forze russe, che hanno esteso i bombardamenti ad altre aree al di fuori della regione separatista in quella che Tblisi ha definito "una vera e propria invasione militare". Un portavoce del ministero degli Interni ha riferito che uno degli attacchi è avvenuto nei pressi dell'oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan, che trasporta in Europa il petrolio del Caspio.

E intanto, secondo quanto dichiarato dal presidente Saakashvili, le forze georgiane hanno respinto con successo diversi attacchi in un'area dell'Abkhazia controllata da Tbilisi.

Gli Stati Uniti hanno chiesto alla Russia di cessare le incursioni aeree e missilistiche nella repubblica separatista dell'Ossezia del Sud e di ritirare le proprie forze terrestri dal territorio della Georgia. Il presidente statunitense George W. Bush ha discusso la questione con il premier russo Vladimir Putin a margine della cerimonia di inaugurazione dei Giochi di Pechino, secondo quanto reso noto dalla Casa Bianca, mentre il Segretario di Stato Condoleeza Rice ha chiesto a Mosca di rispettare la sovranità georgiana e di accettare una mediazione internazionale per mettere fine alla crisi. Le truppe di Tbilisi sono intervenute giovedì per "ristabilire l'ordine", proclamando la legge marziale e provocando la reazione della Russia; fonti locali parlano di centinaia di vittime fra la popolazione, mentre Mosca ha annunciato la morte di 15 militari del contingente di pace presente nella repubblica separatista. L'Ossezia meridionale, provincia georgiana a maggioranza russa, è di fatto indipendente da oltre un decennio (così come l'Abkhazia): il suo governo non è tuttavia riconosciuto ufficialmente dalla Russia; il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha da parte sua più volte affermato di voler ristabilire l'autorità di Tbilisi sulla regione, dove è dispiegata una forza di interposizione formata da truppe russe, georgiane ed ossete.

Il conflitto esploso in Ossezia del Sud tra Russia e Georgia nel giorno dell'apertura dei Giochi di Pechino è un episodio "contrario allo spirito olimpico", ma il Cio ritiene la situazione "molto complessa" e quindi "non può esprimersi" in termini più particolareggiati sull'argomento. Lo ha detto la portavoce del Comitato olimpico internazionale, Giselle Davies. "La tregua olimpica - ha aggiunto la Davies - è un ideale alla base dei valori olimpici, ma spetta alle Nazioni Unite fare qualcosa".

Un'operazione militare russa è in corso nella repubblica separatista dell'Ossezia del Sud per "costringere la Georgia ad accettare pace" ha affermato il presidente russo, Dmitri Medvedev.

 

Mosca accusa: "Pulizia etnica in Ossezia"

Nello scambio di reciproche accuse tra Tbilisi e Mosca per gli scontri in Ossezia del Sud, Mosca ha accusato Tbilisi di aver adottato "una politica di pulizie etnica" nella regione. Lo ha denunciato il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, che ha citato "notizie di azioni di pulizia etnica in alcuni di villaggi". Per il capo della diplomazia Russa la situazione in Ossezia del Sud si sta rapidamente deteriorando: "il numero dei profughi sta aumentando, il panico cresce, la gente sta cercando di salvarsi". La Russia ha annunciato il blocco di ogni collegamento aereo con la Georgia a partire dalla mezzanotte di stasera. A riferirlo sono le agenzie di stampa russe citando il ministero dei Trasporti.

Il rischio di un secondo fronte

Intanto c'è il rischio che si apra un altro fronte nella crisi. Sergei Shamba, ministro degli Esteri dell'altra repubblica ribelle georgiana, l'Abkhazia, ha detto che, se la situazione nell'Ossezia del Sud non dovesse "stabilizzarsi", ci potrebbe essere il loro intervento. "Abbiamo un accordo con l'Ossezia del Sud su come gestire le situazioni di crisi - ha spiegato Shamba al settimanale tedesco Der Spiegel - adesso stiamo pensando di metterlo in atto. Il nostro consiglio di sicurezza si è riunito tutta la notte e ha ordinato il dispiegamento del nostro esercito questa mattina al confine con la Georgia". Ignorata la tregua olimpica

L'attacco di Tbilisi è giunto a sorpresa, sia perchè oggi avrebbero dovuto iniziare dei colloqui di pace, dopo le sparatorie al confine dei giorni scorsi, sia perchè è una aperta violazione della consueta tregua olimpica.

A rischio l'oleodotto strategico di Baku-Ceyhan

Un milione di barili di petrolio al giorno diretti verso occidente sono messi a rischio dal conflitto scoppiato in territorio georgiano. L'oleodotto Baku-Ceyhan in funzione da oltre un anno attraversa per 249 chilometri la repubblica caucasica (alcuni tratti dei quali a soli 55 chilometri dall'Ossezia Meridionale) ed è l'unica "pipeline" dall'Asia centrale a evitare Iran e Russia per fornire Stati Uniti ed Europa.

Il Times di Londra ricorda come la sicurezza dell'oleodotto BTC, (controllato al 30 per cento dalla britannica BP), sia stata una delle maggiori preoccupazioni del consorzio che lo ha costruito sin dall'avvio del progetto costato tre miliardi di dollari. Risale proprio alla scorsa settimana il primo attacco contro l'infrastruttura in larga misura protetta sottoterra, ma non in Georgia: è avvenuto in Turchia, a opera di un commando del Pkk. Il flusso di petrolio dovrebbe rimanere sospeso per qualche settimana ancora, scrive il Times. Ma il rischio di un atto di sabotaggio viene considerato elevato se le ostilitá proseguiranno.

 

 

 

 

 

 

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